Nome in codice: Ares. Le missioni, le battaglie, la formazione di .
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Nome in codice: Ares
IT NW EB DL
ISBN: 9788852079337 bzw. 8852079335, in Italienisch, neu, E-Book, elektronischer Download.
Roma, Altare della Patria, 4 novembre 2014. Le bandiere che palpitano al vento. L'applauso della folla. Le strette di mano delle autorità. Una medaglia d'oro al valor militare appuntata sul petto. «Fulgido esempio...», «ferito a una gamba...», «sprezzo del pericolo...», «non esitava a frapporsi....». Le parole, solenni, scivolano via tra gli squilli di tromba, mentre il nastro della memoria si riavvolge e riaffiorano immagini, rumori, voci e sensazioni confuse, come il sapore del sangue che impasta la bocca, Roma, Altare della Patria, 4 novembre 2014. Le bandiere che palpitano al vento. L'applauso della folla. Le strette di mano delle autorità. Una medaglia d'oro al valor militare appuntata sul petto. «Fulgido esempio...», «ferito a una gamba...», «sprezzo del pericolo...», «non esitava a frapporsi....». Le parole, solenni, scivolano via tra gli squilli di tromba, mentre il nastro della memoria si riavvolge e riaffiorano immagini, rumori, voci e sensazioni confuse, come il sapore del sangue che impasta la bocca o gli schiocchi dei colpi dei kalashnikov che frustano il terreno. E in un istante tutto sembra tornare a un mattino di quattro anni prima, nell'assolata valle del Murghab, nell'Afghanistan settentrionale...Se fosse un film, probabilmente inizierebbe così. Ed è proprio così che comincia questa storia, la storia di Andrea Adorno, caporale maggiore capo del 4º reggimento «Monte Cervino» dell'esercito italiano. La differenza, però, è che quella di Andrea è una storia vera, culminata nella battaglia del 16 luglio 2010, quando, durante un'operazione di rastrellamento nel villaggio di Bozbai situato sulla riva destra del fiume Murghab, Adorno e i suoi compagni delle truppe speciali vennero sorpresi dalla violenta reazione degli insurgents afghani. Nello scontro a fuoco Andrea rimase gravemente ferito, e tuttavia continuò a combattere per proteggere i militari del suo plotone, fino a quando non furono tutti al sicuro.Una storia di eroismo, quindi. Ma non solo. Quella dell'alpino-paracadutista Andrea Adorno, infatti, è una vicenda per altri versi esemplare, fatta di rinunce e duro addestramento, di sogni e speranze, di sacrifici e dedizione assoluta ai propri compagni, alla patria e al proprio ruolo di militare di un paese democratico impegnato ogni giorno - in Iraq come in Bosnia o in Afghanistan - a costruire un futuro di pace.
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Nome in codice: Ares (2017)
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ISBN: 9788852079337 bzw. 8852079335, in Italienisch, MONDADORI, MONDADORI, MONDADORI, neu, E-Book, elektronischer Download.
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Roma, Altare della Patria, 4 novembre 2014. Le bandiere che palpitano al vento. L'applauso della folla. Le strette di mano delle autorità. Una medaglia d'oro al valor militare appuntata sul petto. Fulgido esempio. , ferito a una gamba. , sprezzo del pericolo. , non esitava a frapporsi. . Le parole, solenni, scivolano via tra gli squilli di tromba, mentre il nastro della memoria si riavvolge e riaffiorano immagini, rumori, voci e sensazioni confuse, come il sapore del sangue che impasta la bocca o gli schiocchi dei colpi dei kalashnikov che frustano il terreno. E in un istante tutto sembra tornare a un mattino di quattro anni prima, nell'assolata valle del Murghab, nell'Afghanistan settentrionale. Se fosse un film, probabilmente inizierebbe così. Ed è proprio così che comincia questa storia, la storia di Andrea Adorno, caporale maggiore capo del 4o reggimento Monte Cervino dell'esercito italiano. La differenza, però, è che quella di Andrea è una storia vera, culminata nella battaglia del 16 luglio 2010, quando, durante un'operazione di rastrellamento nel villaggio di Bozbai situato sulla riva destra del fiume Murghab, Adorno e i suoi compagni delle truppe speciali vennero sorpresi dalla violenta reazione degli insurgents afghani. Nello scontro a fuoco Andrea rimase gravemente ferito, e tuttavia continuò a combattere per proteggere i militari del suo plotone, fino a quando non furono tutti al sicuro. Una storia di eroismo, quindi. Ma non solo. Quella dell'alpino-paracadutista Andrea Adorno, infatti, è una vicenda per altri versi esemplare, fatta di rinunce e duro addestramento, di sogni e speranze, di sacrifici e dedizione assoluta ai propri compagni, alla patria e al proprio ruolo di militare di un paese democratico impegnato ogni giorno - in Iraq come in Bosnia o in Afghanistan - a costruire un futuro di pace.
Roma, Altare della Patria, 4 novembre 2014. Le bandiere che palpitano al vento. L'applauso della folla. Le strette di mano delle autorità. Una medaglia d'oro al valor militare appuntata sul petto. Fulgido esempio. , ferito a una gamba. , sprezzo del pericolo. , non esitava a frapporsi. . Le parole, solenni, scivolano via tra gli squilli di tromba, mentre il nastro della memoria si riavvolge e riaffiorano immagini, rumori, voci e sensazioni confuse, come il sapore del sangue che impasta la bocca o gli schiocchi dei colpi dei kalashnikov che frustano il terreno. E in un istante tutto sembra tornare a un mattino di quattro anni prima, nell'assolata valle del Murghab, nell'Afghanistan settentrionale. Se fosse un film, probabilmente inizierebbe così. Ed è proprio così che comincia questa storia, la storia di Andrea Adorno, caporale maggiore capo del 4o reggimento Monte Cervino dell'esercito italiano. La differenza, però, è che quella di Andrea è una storia vera, culminata nella battaglia del 16 luglio 2010, quando, durante un'operazione di rastrellamento nel villaggio di Bozbai situato sulla riva destra del fiume Murghab, Adorno e i suoi compagni delle truppe speciali vennero sorpresi dalla violenta reazione degli insurgents afghani. Nello scontro a fuoco Andrea rimase gravemente ferito, e tuttavia continuò a combattere per proteggere i militari del suo plotone, fino a quando non furono tutti al sicuro. Una storia di eroismo, quindi. Ma non solo. Quella dell'alpino-paracadutista Andrea Adorno, infatti, è una vicenda per altri versi esemplare, fatta di rinunce e duro addestramento, di sogni e speranze, di sacrifici e dedizione assoluta ai propri compagni, alla patria e al proprio ruolo di militare di un paese democratico impegnato ogni giorno - in Iraq come in Bosnia o in Afghanistan - a costruire un futuro di pace.
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Nome in codice: Ares eBook - Gastone Breccia,Andrea Adorno
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ISBN: 9788852079337 bzw. 8852079335, in Italienisch, Mondadori, neu, E-Book.
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Nome in codice: Ares, libro di Gastone Breccia,Andrea Adorno, edito da Mondadori. Roma, Altare della Patria, 4 novembre 2014. Le bandiere che palpitano al vento. L'applauso della folla. Le strette di mano delle autorità. Una medaglia d'oro al valor militare appuntata sul petto. «Fulgido esempio...», «ferito a una gamba...», «sprezzo del pericolo...», «non esitava a frapporsi....». Le parole, solenni, scivolano via tra gli squilli di tromba, mentre il nastro della memoria si riavvolge e riaffiorano immagini, rumori, voci e sensazioni confuse, come il sapore del sangue che impasta la bocca o gli schiocchi dei colpi dei kalashnikov che frustano il terreno. E in un istante tutto sembra tornare a un mattino di quattro anni prima, nell'assolata valle del Murghab, nell'Afghanistan settentrionale...Se fosse un film, probabilmente inizierebbe così. Ed è proprio così che comincia questa storia, la storia di Andrea Adorno, caporale maggiore capo del 4º reggimento «Monte Cervino» dell'esercito italiano. La differenza, però, è che quella di Andrea è una storia vera, culminata nella battaglia del 16 luglio 2010, quando, durante un'operazione di rastrellamento nel villaggio di Bozbai situato sulla riva destra del fiume Murghab, Adorno e i suoi compagni delle truppe speciali vennero sorpresi dalla violenta reazione degli insurgents afghani. Nello scontro a fuoco Andrea rimase gravemente ferito, e tuttavia continuò a combattere per proteggere i militari del suo plotone, fino a quando non furono tutti al sicuro.Una storia di eroismo, quindi. Ma non solo. Quella dell'alpino-paracadutista Andrea Adorno, infatti, è una vicenda per altri versi esemplare, fatta di rinunce e duro addestramento, di sogni e speranze, di sacrifici e dedizione assoluta ai propri compagni, alla patria e al proprio ruolo di militare di un paese democratico impegnato ogni giorno – in Iraq come in Bosnia o in Afghanistan – a costruire un futuro di pace.
Nome in codice: Ares, libro di Gastone Breccia,Andrea Adorno, edito da Mondadori. Roma, Altare della Patria, 4 novembre 2014. Le bandiere che palpitano al vento. L'applauso della folla. Le strette di mano delle autorità. Una medaglia d'oro al valor militare appuntata sul petto. «Fulgido esempio...», «ferito a una gamba...», «sprezzo del pericolo...», «non esitava a frapporsi....». Le parole, solenni, scivolano via tra gli squilli di tromba, mentre il nastro della memoria si riavvolge e riaffiorano immagini, rumori, voci e sensazioni confuse, come il sapore del sangue che impasta la bocca o gli schiocchi dei colpi dei kalashnikov che frustano il terreno. E in un istante tutto sembra tornare a un mattino di quattro anni prima, nell'assolata valle del Murghab, nell'Afghanistan settentrionale...Se fosse un film, probabilmente inizierebbe così. Ed è proprio così che comincia questa storia, la storia di Andrea Adorno, caporale maggiore capo del 4º reggimento «Monte Cervino» dell'esercito italiano. La differenza, però, è che quella di Andrea è una storia vera, culminata nella battaglia del 16 luglio 2010, quando, durante un'operazione di rastrellamento nel villaggio di Bozbai situato sulla riva destra del fiume Murghab, Adorno e i suoi compagni delle truppe speciali vennero sorpresi dalla violenta reazione degli insurgents afghani. Nello scontro a fuoco Andrea rimase gravemente ferito, e tuttavia continuò a combattere per proteggere i militari del suo plotone, fino a quando non furono tutti al sicuro.Una storia di eroismo, quindi. Ma non solo. Quella dell'alpino-paracadutista Andrea Adorno, infatti, è una vicenda per altri versi esemplare, fatta di rinunce e duro addestramento, di sogni e speranze, di sacrifici e dedizione assoluta ai propri compagni, alla patria e al proprio ruolo di militare di un paese democratico impegnato ogni giorno – in Iraq come in Bosnia o in Afghanistan – a costruire un futuro di pace.
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